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Il segmento testuale Santi Quaranta è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 7Entità Multimediali , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 130

Brano: [...]I partigiani albanesi non interferirono nello scontro, ma — al termine del combattimento — insisterono perché fosse consegnata la metà delle armi, e minacciarono a loro volta di attaccare. Il Comando della divisione esitò, anche perché consegnare metà delle armi avrebbe significato un grave Indebolimento dei reparti di fronte all’incombente minaccia tedesca; alla fine re' spinse la richiesta dei partigiani e ordinò il trasferimento dei reparti a Santi Quaranta, a circa 40 km da Argirocastro e non ancora occupata dai tedeschi.

La marcia di trasferimento

Durante la prima tappa della marcia di trasferimento non avvenne nulla di particolare, salvo alcune piccole azioni di disturbo da parte dei nazionalisti albanesi; i partigiani non si fecero vivi, i tedeschi si limitarono q seguire e a controllare i movimenti attraverso l’osservazione aerea. Il 17 settembre, mentre i reparti si avvicinavano al piccolo centro di Delvino, i nazionalisti si fecero più aggressivi, fino ad attaccare l’avanguardia della colonna, ma prontamente alcuni distaccamenti, ch[...]

[...]ione aerea. Il 17 settembre, mentre i reparti si avvicinavano al piccolo centro di Delvino, i nazionalisti si fecero più aggressivi, fino ad attaccare l’avanguardia della colonna, ma prontamente alcuni distaccamenti, che proteggevano la marcia, ne occuparono le postazioni di mitragliatrici dominanti il passo di Muzzine. Il 18 settembre, poco oltre il villaggio di Kardikagi, mentre i reparti sostavano in una larga piana fra due colline, arrivò da Santi Quaranta un capitano di fanteria. Questi affermò d’essere inviato dal Comando partigiano, allo scopo di intavolare trattative con il Comando della divisione e informò che a Santi Quaranta vi erano circa 3.000 soldati italiani disarmati, fuggiti dal campo di concentramento di Valona grazie all’aiuto dei partigiani albanesi, che ne avevano attaccato e sopraffatto la guardia tedesca; infine assicurò che i partigiani avrebbero permesso alla divisione di raggiungere il porto di Santi Quaranta, a condizione che i reparti fossero entrati in città distanziati almeno di mezz’ora l’uno dall’altro. Il capitano venne incaricato di riferire al Comando partigiano che i reparti della « Perugia » non avevano alcuna intenzione di attaccare i partigiani, purché essi conservassero a loro volta un contegno altrettanto pacifico.

AH’indomani, mentre la colonna marciava su Delvino, giunse una staffetta in motocicletta per informare il colonnello Rossi che una Commissione di partigiani, desiderosa di continuare le trattative, si trovava in attesa a Delvino. Qui ebbe luogo infatti il colloquio. La[...]

[...]trovava in attesa a Delvino. Qui ebbe luogo infatti il colloquio. La commissione (formata da un commissario politico comunista, dal comandante di un battaglione partigiano e da un tenente che parlava un perfetto italiano) informò che il Comando del presidio italiano di Corfù, in collegamento con Brindisi, aveva già richiesto al Comando supre

mo italiano l’invio di navi per riportare in patria le migliaia di soldati sbandati che si trovavano a Santi Quaranta; e chiese che gli italiani, nel caso fossero riusciti a imbarcarsi, lasciassero ai partigiani le armi pesanti, gli automezzi e tutto il materiale militare. In cambio i partigiani si impegnavano di rifornire i reparti italiani di viveri, lungo la marcia e per la traversata, al limite delle loro possibilità. L’accordo fu presto raggiunto.

il parziale imbarco

Al mattino del 20 settembre il Comando della divisione apprese che, la sera prima, due navi italiane e una torpediniera erano effettivamente giunte a Santi Quaranta; d’accordo col Comando partigiano, ordinò allora ai reparti del genio[...]

[...]i, lasciassero ai partigiani le armi pesanti, gli automezzi e tutto il materiale militare. In cambio i partigiani si impegnavano di rifornire i reparti italiani di viveri, lungo la marcia e per la traversata, al limite delle loro possibilità. L’accordo fu presto raggiunto.

il parziale imbarco

Al mattino del 20 settembre il Comando della divisione apprese che, la sera prima, due navi italiane e una torpediniera erano effettivamente giunte a Santi Quaranta; d’accordo col Comando partigiano, ordinò allora ai reparti del genio di minare tutti i ponti lungo la strada che, dal Giorgiokat, portava a Delvino, e fece disporre pattuglie italiane a guardia dei ponti.

Alle ore 16 del 21 settembre comparvero nel cielo di Delvino due aerei italiani; sceso a bassa quota, uno di essi lasciò cadere un plico contenente il seguente messaggio del capo di stato maggiore generale al comandante della divisione: « Comando supremo, ufficio operazioni n. 1331 di prot. op. P.M. 167, li 21.9.1943, al generale Chiminiello, comandante la Divisione ” Perugia ”. Ho rice[...]

[...]giunga unitamente ai vostri bravi ufficiali, sottufficiali e soldati il mio vivo elogio per la bella pagina di gloria che in tal modo avete scritto per le armi italiane. Mantenete la vostra salda compagine, resistete ed attendete fiduciosi i soccorsi che stanno per giungere a Porto Edda per restituirvi alla Patria che vi attende con orgoglio. Il Capo di S.M. generale Ambrosio ». il 22 settembre i reparti della « Perugia » arrivarono finalmente a Santi Quaranta e il Comando vi tenne a rapporto tutti gli ufficiali, per elaborare un piano di difesa, al quale anche i partigiani si offrirono di collaborare. Le artiglierie presero immediata posizione e la fanteria occupò tutti i fortini che proteggevano le vie di accesso alla città. I tedeschi, provenienti dalla Grecia meridionale, tentarono di raggiungere Santi Quaranta, ma i partigiani fecero saltare tutti i ponti e riuscirono a fermarli nei pressi di Konispoli. 1 ponti della strada ValonaSanti Quaranta subirono uguale sorte. Le difese naturali del porto erano ottime. 1 passi, difesi da 16 pezzi anticarro da 47, da una batteria di 100/117 e da un’altra di 75/13, costituivano uno sbarramento difficilmente superabile. Ma purtroppo la situazione, in ultima analisi, era condizionata dalla resistenza italiana a Corfù (v.), dove erano In corso aspri combattimenti: se quel presidio italiano fosse stato sopraffatto dai tedeschi, sarebbe diventato difficile, se non impossibile, alle navi italiane uscire dal porto di Santi Quaranta. Alle 21 arrivarono due navi scortate da una torpediniera, che sbarcar[...]

[...]. 1 passi, difesi da 16 pezzi anticarro da 47, da una batteria di 100/117 e da un’altra di 75/13, costituivano uno sbarramento difficilmente superabile. Ma purtroppo la situazione, in ultima analisi, era condizionata dalla resistenza italiana a Corfù (v.), dove erano In corso aspri combattimenti: se quel presidio italiano fosse stato sopraffatto dai tedeschi, sarebbe diventato difficile, se non impossibile, alle navi italiane uscire dal porto di Santi Quaranta. Alle 21 arrivarono due navi scortate da una torpediniera, che sbarcarono viveri e, a mezzanotte, ripartirono con un primo carico di soldati italiani sbandati. Alle 22 del 24 settembre giunsero in porto ancora tre navi italiane e una torpediniera. Disgraziatamente, la più grande delle navi non sarebbe potuta ripartire, a causa di un’avaria. Sulle altre due, il « Du



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 131

Brano: [...]o posto.

Il tragico epilogo

Lasciato il porto alle 3 del 25 settembre, dopo tre ore di navigazione il piccolo convoglio venne attaccato da 9 cacciabombardieri tedeschi che colpirono il « Dubat », danneggiandolo seriamente e provocando 300 morti e 500 feriti tra i militari a bordo. La nave riuscì tuttavia a continuare la navigazione e, a mezzogiorno, raggiunse con le altre Otranto.

Ma il grosso delle forze della « Perugia » era rimasto a Santi Quaranta, avendo generosamente disposto, il colonnello Lanza, che fossero imbarcati per primi i soldati disarmati e sbandati. Da quel momento, la situazione divenne tragica. Ormai piegata la resistenza di Cefalonia (v.) e di Corfù, nel pomeriggio del 25 settembre 2 battelli tedeschi, apparentemente vuoti e innalzanti bandiera bianca, entrarono nel porto di Santi Quaranta. Avvicinatisi a riva, i nazisti tentarono uno sbarco di sorpresa, ma il piccolo presidio, rafforzato dai partigiani, reagì »'igorosamente e respinse gli attaccanti.

Più tardi, un aereo con i colori italiani lan ciò un messaggio del Comando supremo:

« Le navi italiane non possono più venire a Santi Quaranta, puntate quindi su Porto Palermo ». Sul l’autenticità di questo messaggio è sempre rimasto un dubbio, mai risolto. Comunque, l’ordine di spostare i reparti italiani non piacque ai partigiani albanesi che. da giorni, attendevano la pai tenza della divisione per entrare in possesso, in base all’accordo, delle armi e del materiale. Quindi essi insistettero perché il tutto fosse immediatamente consegnato. Il generale Chiminiello acconsentì; invano tentarono di dissuaderlo i suoi colonnelli, facendogli osservare come le armi costituissero l’ultima risorsa e che non sarebbe stato impossibile, con u[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 564

Brano: [...]lia d'oro — caduto a Trieste nel novembre 1944 — nella galera fra le torture — con la morte testimoniò ai carnefici fascisti ■— la indomabile forza — e la certa vittoria del popolo lavoratore — l'Amministrazione democratica e popolare — del Comune di Brindisi — al glorioso concittadino in ricordo di tanto eroismo — 7 dicembre 1952 ».

Gigante, Mario

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Napoli nel 1898, fucilato dai tedeschi a Santi Quaranta (Albania) il 5.10.1943; ufficiale dell’esercito.

Uscito diciassettenne dalla Scuola militare di Caserta, prese parte alla prima guerra mondiale ne!l’87° Reggimento fanteria. Con il grado di capitano, nel 1936 partecipò alla guerra d’Etiopia. Promosso maggiore nel 1940, ebbe assegnato il comando del 3° Battaglione del 129° Reggimento fanteria della Divisione « Perugia ».

L’8.9.1943 si trovava in Albania. Sin dai primi giorni partecipò alla lotta contro i tedeschi (v. Argirocastro). Dopo aver raggiunto il porto di Santi Quaranta con la speranza di poter rientrare in Italia, il suo battagl[...]

[...]dalla Scuola militare di Caserta, prese parte alla prima guerra mondiale ne!l’87° Reggimento fanteria. Con il grado di capitano, nel 1936 partecipò alla guerra d’Etiopia. Promosso maggiore nel 1940, ebbe assegnato il comando del 3° Battaglione del 129° Reggimento fanteria della Divisione « Perugia ».

L’8.9.1943 si trovava in Albania. Sin dai primi giorni partecipò alla lotta contro i tedeschi (v. Argirocastro). Dopo aver raggiunto il porto di Santi Quaranta con la speranza di poter rientrare in Italia, il suo battaglione e quello del tenente colonnello Domenico Pennestri furono costretti ad allontanarsi dalla costa. Fatti oggetto di massicci rastrellamenti e accerchiati, gli italiani dovettero infine arrendersi. Allo scopo di salvare i suoi soldati, Gigante dichiarò al comandante tedesco di essere l’unico responsabile della condotta del suo reparto. Condannato a morte, tenne davanti ai suoi carnefici contegno fiero.

Gigli, Armando

N. a Livorno il 25.3.1903; parrucchiere. Militante nelle file della gioventù socialista sin dal 1920, nel 1921[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 265

Brano: [...]nistero della Guerra.

Promosso colonnello e comandante del 129° Reggimento della Divisione « Perugia », I’8.9.1943 si trovò in Albania. Sin dal primo momento fu uno degli ufficiali più decisi a impegnare la lotta a oltranza contro i tedeschi, prendendo contatto con i partigiani albanesi e incitando alla resistenza armata soldati e ufficiali del suo reggimento. Dopo aver combattuto con successo ad Argirocastro (v.) e aver raggiunto il porto di Santi Quaranta, ordinò l’occupazione delle alture sovrastanti e ne fece minare le strade di accesso per proteggere l’imbarco dei feriti e degli ammalati su due navi che avrebbero dovuto raggiungere l’Italia.

In seguito, sottoposto con i suoi reparti a duri rastrellamenti, riuscì con difficoltà a spezzare l’accerchiamento e a raggiungere Kucj, forte caposaldo della resistenza albanese. Qui, raggiunto dalla notizia delle fucilazioni in massa compiute dai tedeschi a Santi Quaranta, incitò soldati e ufficiali a continuare la lotta, concluse un accordo con il Comando dei partigiani albanesi (consegnando a que[...]

[...]ò l’occupazione delle alture sovrastanti e ne fece minare le strade di accesso per proteggere l’imbarco dei feriti e degli ammalati su due navi che avrebbero dovuto raggiungere l’Italia.

In seguito, sottoposto con i suoi reparti a duri rastrellamenti, riuscì con difficoltà a spezzare l’accerchiamento e a raggiungere Kucj, forte caposaldo della resistenza albanese. Qui, raggiunto dalla notizia delle fucilazioni in massa compiute dai tedeschi a Santi Quaranta, incitò soldati e ufficiali a continuare la lotta, concluse un accordo con il Comando dei partigiani albanesi (consegnando a questi notevoli quantità di armi) e ottenne di riarmare quasi un migliaio di soldati e ufficiali rimasti con lui. Dopo una sanguinosa battaglia, nella quale italiani e albanesi si batterono fianco a fianco, esaurite le munizioni e attaccato dalle forze tedesche soverchianti fu costretto a ritirarsi sulle cime del Kallarat, dove i tedeschi lo accerchiarono con una parte dei suoi uomini. Invano il colonnello Lanza si assunse di fronte al Comando germanico l’intera respons[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 129

Brano: [...]ortificato dell'esercito italiano; si ascrive tra

i luoghi che dopo T8.9.1943 videro svolgersi la tragica odissea dei soldati italiani colti dall’armistizio oltre i confini della patria. Circa

6.000 uomini della Divisione « Perugia » e di altre unità, perfettamente armati ed equipaggiati, dopo aver validamente resistito e combattuto per non cadere prigionieri dei tedeschi e dei nazionalisti albanesi, si portarono verso il mare, al porto di Santi Quaranta, ribattezzato dai fascisti in Porto Edda, nella speranza di potersi imbarcare per l’Italia. Delusi in quest’attesa, furono lasciati privi di tutto, perfino disarmati per decisione dell’alto Comando e infine dispersi, alla mercé dei nazisti.

II combattimento

L'8.9.1943 si trovavano nel campo fortificato di A., a qualche chilometro dal centro abitato: il Comando della Divisione « Perugia » (generale Ernesto Chiminiello) con il relativo commissariato, la sussistenza e la sanità; il 129° Reggimento fanteria (colonnello Gustavo Lanza); Il 151° Battaglione misto del genio (colonnello Giovanni[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 544

Brano: [...]senza che nessuna grande potenza si muova o che l’opinione pubblica internazionale si commuova ».

Dopo l’invasione tedesca della Cecoslovacchia (1939) e le pretese avanzate su Danzica, mise a punto l’annessione dell’Albania (v.) all’ltalia, progettando anche l’assassinio (poi non attuato) del re Zog. Ciano considerò successivamente questo paese come un suo feudo personale e vi fece allestire sontuosi padiglioni di caccia. Il porto albanese di Santi Quaranta fu ribattezzato in Porto Edda.

Nel 1940, dopo la dichiarazione di guerra che egli personalmente consegnò agli ambasciatori francese e inglese a Roma, Ciano partecipò ai bombardamenti sulla Francia; quindi — definendola « utile » e « facile » — consigliò quella invasione della Grecia che, come è noto, si sarebbe conclusa con un clamoroso e sanguinoso fallimento.

Verso il 25 luglio e dopo

La piega sempre più drammatica che la guerra venne assumendo alla fine del 1942 fece maturare in Ciano una visione meno irresponsabile della situazione in cui Mussolini

aveva gettato l’Italia. Si e[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 237

Brano: [...]on collegiali. Da quel momento fu relegato a vita privata e trascorse gli ultimi anni dettando le sue memorie. Una versione di queste, peraltro contestata, fu diffusa nei paesi capitalistici dopo la sua morte.

Bibliografia: Non si hanno sue opere scritte, ma di indubbio interesse sono i suol discorsi dal XX al XXII Congresso (pubblicati dagli Editori Riuniti, Roma, 19561961).

Kucj

Piccola località dell’Albania meridionale, nei pressi di Santi Quaranta e di Porto Palermo; centro della Resistenza albanese. Il 7.10.1943 vi furono fucilati 34 ufficiali italiani della Divisione « Perugia » che, dopo l’8 settembre 1943, guidati dal colonnello Gustavo Lanza, comandante del 129° Reggimento, si erano valorosamente battuti contro i tedeschi (v. Argirocastro).

Il colonnello Lanza e il tenente colonnello Emilio Cirino, comandante di un Battaglione ciclisti della stessa Divisione, tentarono invano di scagionare i compagni assumendo

237


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Santi Quaranta, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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