Brano: [...]I partigiani albanesi non interferirono nello scontro, ma — al termine del combattimento — insisterono perché fosse consegnata la metà delle armi, e minacciarono a loro volta di attaccare. Il Comando della divisione esitò, anche perché consegnare metà delle armi avrebbe significato un grave Indebolimento dei reparti di fronte all’incombente minaccia tedesca; alla fine re' spinse la richiesta dei partigiani e ordinò il trasferimento dei reparti a Santi Quaranta, a circa 40 km da Argirocastro e non ancora occupata dai tedeschi.
La marcia di trasferimento
Durante la prima tappa della marcia di trasferimento non avvenne nulla di particolare, salvo alcune piccole azioni di disturbo da parte dei nazionalisti albanesi; i partigiani non si fecero vivi, i tedeschi si limitarono q seguire e a controllare i movimenti attraverso l’osservazione aerea. Il 17 settembre, mentre i reparti si avvicinavano al piccolo centro di Delvino, i nazionalisti si fecero più aggressivi, fino ad attaccare l’avanguardia della colonna, ma prontamente alcuni distaccamenti, ch[...]
[...]ione aerea. Il 17 settembre, mentre i reparti si avvicinavano al piccolo centro di Delvino, i nazionalisti si fecero più aggressivi, fino ad attaccare l’avanguardia della colonna, ma prontamente alcuni distaccamenti, che proteggevano la marcia, ne occuparono le postazioni di mitragliatrici dominanti il passo di Muzzine. Il 18 settembre, poco oltre il villaggio di Kardikagi, mentre i reparti sostavano in una larga piana fra due colline, arrivò da Santi Quaranta un capitano di fanteria. Questi affermò d’essere inviato dal Comando partigiano, allo scopo di intavolare trattative con il Comando della divisione e informò che a Santi Quaranta vi erano circa 3.000 soldati italiani disarmati, fuggiti dal campo di concentramento di Valona grazie all’aiuto dei partigiani albanesi, che ne avevano attaccato e sopraffatto la guardia tedesca; infine assicurò che i partigiani avrebbero permesso alla divisione di raggiungere il porto di Santi Quaranta, a condizione che i reparti fossero entrati in città distanziati almeno di mezz’ora l’uno dall’altro. Il capitano venne incaricato di riferire al Comando partigiano che i reparti della « Perugia » non avevano alcuna intenzione di attaccare i partigiani, purché essi conservassero a loro volta un contegno altrettanto pacifico.
AH’indomani, mentre la colonna marciava su Delvino, giunse una staffetta in motocicletta per informare il colonnello Rossi che una Commissione di partigiani, desiderosa di continuare le trattative, si trovava in attesa a Delvino. Qui ebbe luogo infatti il colloquio. La[...]
[...]trovava in attesa a Delvino. Qui ebbe luogo infatti il colloquio. La commissione (formata da un commissario politico comunista, dal comandante di un battaglione partigiano e da un tenente che parlava un perfetto italiano) informò che il Comando del presidio italiano di Corfù, in collegamento con Brindisi, aveva già richiesto al Comando supre
mo italiano l’invio di navi per riportare in patria le migliaia di soldati sbandati che si trovavano a Santi Quaranta; e chiese che gli italiani, nel caso fossero riusciti a imbarcarsi, lasciassero ai partigiani le armi pesanti, gli automezzi e tutto il materiale militare. In cambio i partigiani si impegnavano di rifornire i reparti italiani di viveri, lungo la marcia e per la traversata, al limite delle loro possibilità. L’accordo fu presto raggiunto.
il parziale imbarco
Al mattino del 20 settembre il Comando della divisione apprese che, la sera prima, due navi italiane e una torpediniera erano effettivamente giunte a Santi Quaranta; d’accordo col Comando partigiano, ordinò allora ai reparti del genio[...]
[...]i, lasciassero ai partigiani le armi pesanti, gli automezzi e tutto il materiale militare. In cambio i partigiani si impegnavano di rifornire i reparti italiani di viveri, lungo la marcia e per la traversata, al limite delle loro possibilità. L’accordo fu presto raggiunto.
il parziale imbarco
Al mattino del 20 settembre il Comando della divisione apprese che, la sera prima, due navi italiane e una torpediniera erano effettivamente giunte a Santi Quaranta; d’accordo col Comando partigiano, ordinò allora ai reparti del genio di minare tutti i ponti lungo la strada che, dal Giorgiokat, portava a Delvino, e fece disporre pattuglie italiane a guardia dei ponti.
Alle ore 16 del 21 settembre comparvero nel cielo di Delvino due aerei italiani; sceso a bassa quota, uno di essi lasciò cadere un plico contenente il seguente messaggio del capo di stato maggiore generale al comandante della divisione: « Comando supremo, ufficio operazioni n. 1331 di prot. op. P.M. 167, li 21.9.1943, al generale Chiminiello, comandante la Divisione ” Perugia ”. Ho rice[...]
[...]giunga unitamente ai vostri bravi ufficiali, sottufficiali e soldati il mio vivo elogio per la bella pagina di gloria che in tal modo avete scritto per le armi italiane. Mantenete la vostra salda compagine, resistete ed attendete fiduciosi i soccorsi che stanno per giungere a Porto Edda per restituirvi alla Patria che vi attende con orgoglio. Il Capo di S.M. generale Ambrosio ». il 22 settembre i reparti della « Perugia » arrivarono finalmente a Santi Quaranta e il Comando vi tenne a rapporto tutti gli ufficiali, per elaborare un piano di difesa, al quale anche i partigiani si offrirono di collaborare. Le artiglierie presero immediata posizione e la fanteria occupò tutti i fortini che proteggevano le vie di accesso alla città. I tedeschi, provenienti dalla Grecia meridionale, tentarono di raggiungere Santi Quaranta, ma i partigiani fecero saltare tutti i ponti e riuscirono a fermarli nei pressi di Konispoli. 1 ponti della strada ValonaSanti Quaranta subirono uguale sorte. Le difese naturali del porto erano ottime. 1 passi, difesi da 16 pezzi anticarro da 47, da una batteria di 100/117 e da un’altra di 75/13, costituivano uno sbarramento difficilmente superabile. Ma purtroppo la situazione, in ultima analisi, era condizionata dalla resistenza italiana a Corfù (v.), dove erano In corso aspri combattimenti: se quel presidio italiano fosse stato sopraffatto dai tedeschi, sarebbe diventato difficile, se non impossibile, alle navi italiane uscire dal porto di Santi Quaranta. Alle 21 arrivarono due navi scortate da una torpediniera, che sbarcar[...]
[...]. 1 passi, difesi da 16 pezzi anticarro da 47, da una batteria di 100/117 e da un’altra di 75/13, costituivano uno sbarramento difficilmente superabile. Ma purtroppo la situazione, in ultima analisi, era condizionata dalla resistenza italiana a Corfù (v.), dove erano In corso aspri combattimenti: se quel presidio italiano fosse stato sopraffatto dai tedeschi, sarebbe diventato difficile, se non impossibile, alle navi italiane uscire dal porto di Santi Quaranta. Alle 21 arrivarono due navi scortate da una torpediniera, che sbarcarono viveri e, a mezzanotte, ripartirono con un primo carico di soldati italiani sbandati. Alle 22 del 24 settembre giunsero in porto ancora tre navi italiane e una torpediniera. Disgraziatamente, la più grande delle navi non sarebbe potuta ripartire, a causa di un’avaria. Sulle altre due, il « Du